16 contro quasi, e dico quasi, quaranta

Io_tennis

Il lunedì, da quattro anni a questa parte, è il giorno del tennis.
Una lezione (a settimana) con un maestro, più un match (sporadico) con un collega. Per un totale di due appuntamenti, a settimana, quando va bene. Poco, troppo poco.
Il mio livello da quattro anni a questa parte però, è salito decisamente e sono migliorato parecchio.
Oggi, il maestro, complice l’assenza del mio collega con cui divido l’ora, mi ha detto la seguente frase: “Ah, sei da solo? Bene. Ti ho trovato lo sparring partner.”
Seduto su una sedia a bordo campo c’è un ragazzo biondo.
“Danilo, se vuoi alzare il livello dello scambio, l’intensità e la profondità di palla…devi palleggiare con uno come lui. È bravo.”
Il ragazzo si infila un paio di scarpe si alza e corre dall’altra parte del campo.
Lo osservo, è mancino: ci sono abituato, praticamente gioco solo contro mancini…e iniziamo un palleggio lento atto a scaldare il braccio.
Provo ad abbozzare una sorta di scusa preventiva: “Ma dai, Davide…lui avrà vent’anni, io quasi quaranta…”
Davide: “Vent’anni? Ma se ne ha sedici!”

Cado in uno stato di mestizia infinita. Il ritmo è abbastanza alto, non troppo però per il mio maestro che incalza: “Dai, alza il ritmo, così lui ti viene dietro di conseguenza…”.
E io ci provo, prima diritto incrociato, poi rovescio incrociato: lui ovviamente tiene botta alla grande e io inizio una esperienza extrasensoriale per cui vedo e sento cose che non avevo mai visto e sentito prima, i muscoli della schiena iniziano a fare un rumore come di ferro arrugginito, le gambe girano a corrente alternata, il braccio prova a dare tutto quello che ha.
Alla fine di ogni sessione di quattro palline, bevo un sorso di acqua. Sembra essere passato un secolo, invece siamo solo a 35 minuti di lezione.
A questo punto con le energie praticamente in riserva sento una voce in lontananza, non la riconosco ma è come il canto delle sirene: “Adessooooo potremmooooo fare un po’ di partitaaaaa…”
Le regole sono chiare. Io libero, lui obbligato a giocare solo di diritto.
Ovviamente ho un vantaggio innegabile, che sfrutto con le energie residue che mi rimangono.
Vinco due giochi in fila, servo anche bene. Faccio anche un ace, potente e angolato.
E’ l’unico modo per non dover colpire queste palline arrotate che cadono a due centimetri dalla linea di fondo e mi costringono a a salire così in alto che mi servirebbe una scala per riuscire nell’impresa.
All’inizio del terzo gioco, il maestro alza ancora l’asticella: “Matteo…gioca libero. Da ora vale tutto, anche per te.”
E’ come se avessero liberato un rottweiler dopo averlo tenuto a digiuno per qualche giorno. 
Non so cosa sia successo dopo. So che ho perso il gioco ai vantaggi (lottando con tutte le mie forze) e che tutto quello che tornava dalla mia parte era arrotato e rimbalzava in maniera anomala.
Mi ha salvato il gong dell’ora successiva.
Ovviamente, in una partita vera non avrei chances contro un ragazzo di sedici anni che gioca cinque volte a settimana e che se gli andrà male finirà per essere un seconda categoria nazionale.
Ho passato il telo e mi sono trascinato verso gli spogliatoi dove ho fatto una lunga doccia.
Mentre mi asciugavo pensavo che non avevo mai tirato così forte. Il problema non era la velocità della pallina che tornava indietro, ma quel dannato topspin che mi ha fatto giocare tre metri fuori dal campo.
Sedici anni contro quasi quaranta. Praticamente figlio contro padre.
Raccolgo tutto ed esco dallo spogliatoio stranamente rinvigorito perché i muscoli e il ginocchio malandato che ho, tengono, ancora, entrambi.
Un peccato aver dedicato così poco tempo al tennis: così poco che a forza di guardarlo in tv, sono passati talmente tanti anni che una lezione con una promessa del tennis nazionale equivalga ad un Tourmalet scalato con una graziella.
Doloroso, infinito, piacevole e utile alla propria autostima di quasi quarantenne.
Peccato che queste quattro ore e venticinque minuti siano trascor…ah, era solo un’ora?

Argh.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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