Al coreano non far sapere…_1ª parte

Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te
mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda. 
Se c’è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà 
se non c’è strada dentro al cuore degli altriprima o poi si traccerà. 
Sono nato e ho lavorato in ogni paese
e ho difeso con fatica la mia dignità
Sono nato e sono morto in ogni paese
e ho camminato in ogni strada del mondo che vedi.
Ivano Fossati, Mio fratello che guardi il mondo, dall’album Lindbergh (Lettere da sopra la pioggia)

 
Guida pratica alla conoscenza della Corea e del popolo coreano

Seul-Suwon, 15-18 agosto 2007
Il primo impatto è devastante.
L’odore acre dell’aglio riempie l’aeroporto.
Fuori dall’aeroporto il clima tropicale, torrido e umido, ti schiaccia al suolo.
Immaginate di stare ammollo in una piscina.
La condizione è la stessa.

Chi mi accompagna in albergo è un signore sui sessanta che non parla una parola di inglese e che guida come una vecchietta di ottanta.
Resta il fatto che per raggiungere l’albergo ci vogliono quaranta chilometri e ci impieghiamo più di un’ora.
E mentre passano le indicazioni stradali dei sobborghi di Seul, inizio a temere che il simpatico autista non sappia nemmeno dove caspita sia il Grand Hotel Hyatt.

Tremo mentre imbocca una strada che ricorda lo strappo più duro del Mortirolo e sembra uscita da un film in stile Chinatown: negozi, ristoranti, bar.
E al colmo della salita un albergo extralusso. Il mio, per fortuna.
Mi aiuta con i bagagli e con tutto il rispetto s’ inchina.
Poi si esibisce di nuovo in un profondo inchino. E poi ancora in un terzo.
“Baciamo le mani” si direbbe dalle nostre parti.
E arrivederci. Niente strette di mano.

Il clima e l’aglio, dicevamo.
In tutti e due i casi difficoltà oggettive che in un primo momento respingono lo sprovveduto occidentale. Ma la gentilezza che i coreani ti dimostrano in ogni momento della giornata ti fa dimenticare tutto: sempre pronti ad aiutarti e soprattutto sempre in punta di piedi e con il sorriso sulle labbra.

Ieri, ad esempio, un simpatico coreano è entrato nel nostro ufficio e armato di trapano ha smontato e portato via il nostro condizionatore.
Così, senza disturbare, in punta di piedi lasciandosi alle spalle una scia di aglio terrificante.
Resta, insoluto, un terzo problema. Il traffico. Una giungla interminabile di veicoli.
Ci si chiede dove stiano andando tutti, nello stesso momento e soprattutto, ovunque.
In compenso guidano male.
Però, sono gentili.

Foto de Il Bradipo errante, Seoul, Panorama, agosto 2007

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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1 Risposta

  1. tanogae ha detto:

    Non ho capito: perché quella testa d’aglio con gli occhi a mandorla si è venuto a prendere il condizionatore? Era rotto o per i coreani fa freschetto e l’umidità è un dettaglio da nulla?

    Per quanto riguarda il numero 5 del Togo, sappi che se è un difensore non farà molta strada. Come dice Gigi, i “negri non possono giocare in difesa”. E Gigi ha sempre ragione, sempre!