Gallus Gallus Domesticus*

…siamo qua a 40 gradi all’ombra, senza una lira e con questi cazzo di tatuaggi che fanno un male della madonna e che ci faranno ricordare quanto siamo stati stronzi in quel lontano inverno dell’Ottantotto…
Ponchia, Marrakech Express di Gabriele Salvatores
 

Ho molti amici tatuati e molti amici tatuatori, pardon artisti.

Io, però in questo ultimo weekend ligure ho visto troppi corpi disegnati male e raccontati peggio: i modaioli tamarri che indossano bruttissime canotte smanicate, i forzati del tribale a tutti i costi, i tatuaggi che ricordano vecchi amori o cancellano casini troppo grandi che non devono essere ricordati.
Ci sono anche quelli che puoi guardare con ammirazione: un bel corpo, un bel tatuaggio, un bel disegno, dei bei colori; ma sono pochi, pochissimi.
Non sono un amante dei tatuaggi e salvo una notte alcolica in compagnia di un amico (Francesco ha un pinguino tatuato sulla schiena, giuro non sono ubriaco, con la scritta I believe I can fly – ho sempre pensato fosse geniale – ndr) nella quale mi ero quasi convinto che mi sarei tatuato anche io, (ripeto, salvo quella notte durata lo spazio di un paio di birre di troppo) credo proprio che non ce la farei.

Eppure ieri sulla spiaggetta di Sestri Levante ho visto: stemmi araldici, loghi di squadre calcistiche, tribali vari, sirene, motti in latino, frasi solenni in inglese, francese, italiano, iniziali di amanti, acronimi, animali vari, visi di donna, angeli, teschi, elfi, fiori, spartiti musicali, Che Guevara, la Madonna, matrioske, pistoni di moto, samurai, ali, protagonisti di film o fumetti, crocifissi.
Mancavano mozzarelle di bufala, Einstein e i Vangeli apocrifi, poi eravamo a posto.

Potrei andare avanti credo per ore.
Nel mare nostrum dei mille tipi di tatuaggio che vi possano venire in mente (e vi assicuro che a contarmi eravamo giusto io e mio figlio i soli a non essere dipinti), uno in particolare ha suscitato la mia attenzione.
Un pollo arrosto. Senza patate, con il rametto di rosmarino a fianco.

Ho sempre pensato che scrivere sul proprio corpo una massima tipo Carpe diem sia una discreta puttanata, ma se uno ci crede davvero, perchè no?
E se uno è tifoso di una squadra di calcio, perchè non tatuarsi il logo o qualsiasi cosa ricordi la propria passione…ma dove sta il problema?

Ma cazzo, un pollo arrosto. Ma perchè?
Ma se l’araba fenice ha un suo significato, il pollo arrosto, che significato ha?
Cioè, sei andato di tua sponte da un tatuatore, che hai pagato, per farti disegnare un cazzo di pollo arrosto?
Oppure, eri così ubriaco quella notte, che sei finito come Marsellus Wallace e Butch Coolidge nella bottega di Maynard e Zed, e Zed ha deciso di disegnarti uno stupido, cazzutissimo e inutile, pollo arrosto sul tuo bell’avambraccio da coglione.
Perchè, diciamocelo, sei un coglione.

Io la gente non la capisco e mai la capirò.
Ma del resto come disse Alberto Bigon, al termine di un incontro di campionato del Napoli, rispondendo alla domanda del giornalista Rai: “Mister Bigon, proprio non abbiamo capito la sostituzione di Careca…” e lui serafico rispose: “Beh, non si può capire tutto della vita.”
Esattamente così.

*Nomenclatura binomiale del Pollo domestico.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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