How? When? Out? Rains..! -VIª parte-
Guida pratica alla conoscenza e alla sopravvivenza nella città di Londra
D’accordo, forse i caratteri non collimano.
Ok, forse gli isolani sono popolazioni difficili, diffidenti e poco inclini alla condivisione.
Però qui si esagera.Metropolitana.
Treno fermo per un disguido tecnico. Il solerte avviso giunge tempestivo. “We are apologise…” e così via.
Io e il mio collega chiacchieriamo in maniera fittissima.
Tutto intorno la gente legge, ascolta la musica, mangia.
Rapporti umani, zero.
Nessuno parla con nessuno.
L’elegante manager seduto alla mia destra, sfoglia il suo quotidiano.
Io e il mio collega continuiamo a chiacchierare.
Cinque minuti e il solerte speaker della metropolitana inizia un nuovo messaggio.
Il nostro manager a questo punto lascia partire un sonoro “SSSSSSSSSTTTTTTTTTTTTTTTTT! Sorry!”
Restiamo basiti.
A questo punto il collega si sporge e chiede: “We can talk now?”
Risposta: “Yes, sorry!”
In coro, thank you!
Aereo.
Viaggio di ritorno.
Debilitato da un virus misterioso, mi accascio sulla poltrona dell’aereo.
Dopo il decollo, lascio scivolare la stessa per stare più comodo.
Il simpatico british che ho alle spalle, non è d’accordo e dopo circa mezz’ora, pensa bene di svegliarmi per farmi recedere dai miei sonni tranquilli e scuotendo la poltrona mi chiede di tirarla su…
Ora mi chiedo.
Ma vi sembra tutto politically correct?
Oppure sono finito in un tritatutto anglosassone e non riesco a venirne fuori?
Inghiottito tra le lame sottili di una società bizzarra.
Tagliuzzato e sminuzzato dalle mille contraddizioni di chi non parla con il vicino di casa e ha paura del diverso.
Il Melting pot britannico? Trita, sminuzza, impasta, ma non unisce.
Io ne resto fuori.