Il bradipo sportivo – Versione Champions 2.0 –

Diamo a Mou, quel che è di Mou.

E venne la sera della vittoria di Josè Mourinho.
Parlando di un tecnico vincente, suona come fosse un evento eccezionale quasi ai limiti dello straordinario.
Invece questa è una vittoria studiata, cercata e fortemente voluta.

Analizzata in ogni modo la partita dell’andata (“L’ho rivista sette volte…in tutti i suoi particolari” – Mourinho dixit), visto il lieve vantaggio accumulato a San Siro (“E’ un punteggio positivo. Andiamo a Stamford Bridge partendo da 2-1, non da 0-0, questo ci dà un vantaggio.”) e fatta la consueta onesta analisi (“La partita è stata molto tattica, controllata da noi, ma anche da loro. Si può dire che c’è stato grande equilibrio. Chi sia stato più offensivo o più difensivo è difficile da dire. Nessuno si aspetta di andare subito avanti, c’è stata una bella reazione del Chelsea.”), l’allenatore lusitano mandò un segnale che pochi capirono:”…Poi, sull’1-1, grande la nostra reazione. Sul 2-1 mi sono detto: ok, facciamo di più. E ho messo Balotelli e Pandev, per allargare il risultato”.

Un avvertimento, un monito.

Così Mourinho quindici giorni fa.
E oggi, alla lettura delle formazioni forse qualcuno si sarà chiesto se non fosse il caso di amministrare e se fosse proprio necessario schierare Eto’o, Pandev e Milito con Snejder alle loro spalle.
La miglior difesa è l’attacco. Come un moderno Sun Tzu, Mourihno decide di tenere occupati i due esterni Ivanovic e Zhirkov, limitandone le sortite offensive e tenendoli sempre sotto pressione grazie al grande lavoro che Eto’o e Pandev offrivano sia in fase offensiva che difensiva.
Quel monito era diventato realtà.

L’Inter ha meritatamente passato il turno proprio in virtù di questa mossa tattica.
Giocare per contenere e amministrare su un campo così difficile sarebbe stato impensabile.
E così mentre stasera mezza Italia rosica, Mourinho conduce i suoi oltre il difficile ostacolo inglese.

I suoi. Già, i suoi ragazzi. Ringrazia tutti, il portoghese, anche quelli rimasti a casa davanti al televisore.
Compreso quel Balotelli che, non convocato, verrà preso in considerazione nel momento in cui meno ce lo aspetteremo.
Mourinho non è vendicativo. Esige rispetto. Anche con Adriano non lesinò prime, seconde, terze, quarte chances…vedrete che sarà così anche stavolta davanti alle mattane di SuperMario.

Intanto, negli occhi degli amanti di calcio, non possono essere passate inosservate le facce di Mourinho ai gol mancati dai suoi, la grande (ma contenuta) esultanza per la rete di Eto’o e la carezza data a Drogba prima del riscaldamento.
In silenzio, Mourinho entra negli spogliatoi, saluta Ancelotti gli offre del vino e abbandona da vincitore Stamford Bridge.
In un angolino prima del riscaldamento, lontano dalle telecamere, aveva salutato uno per uno, i suoi ex Blues: per tutti una parola, un sorriso, una pacca amichevole e quella carezza a Drogba.

Una lezione di stile. Una lezione di tattica.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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