Il cielo sopra Genova

 

[…]Ma se ghe penso allôa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti e a ciassa da Nûnsiâ,
riveddo o Righi e me s’astrenze o chêu,
veddo a lanterna, a cava, lazû o mêu[…]
Trad. 
[…]Ma se ci penso allora io vedo il mare,
vedo i miei monti e piazza della Nunziata,
rivedo il Righi e mi si stringe il cuore,
vedo la Lanterna, la cava, laggiù il molo[…] 
Sono sul treno che mi porta al mare e nello scompartimento sale una mia compagna di università.

Ci siamo persi di vista un po’ di anni fa. Tanti. Troppi. ll treno corre lento.

Si va verso la Liguria a passo di valzer.

Mi piace viaggiare in treno, guardare i paesaggi, leggere, ascoltare la musica, i rumori, le voci della gente.

Il re-incontro è così piacevole che mi dispiaccio del poco tempo trascorso insieme.

Poi lei scende dal treno e io, che rimango su, penso: peccato non aver avuto più tempo.

Più tempo per raccontarsi, per condividere, per vedere come siamo diventati, cosa siamo diventati.

No, nessuna nostalgia dei tempi andati ma la bellezza di incontrarsi nuovamente e trovare occhi felici.

Felici per la vita.

Felici per un amore, un bicchiere di vino, una passione bizzarra.

Ritrovarsi così dopo undici anni, su un treno affollato, un treno che va al mare.

E in un attimo, sono a Genova.

Fossati lo dice sempre: “Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare”. Vero.

La visione dalla ferrovia è parziale, ma suggestiva.

Mi accontento di scorci di mare e angoli di città, talmente suggestivi che maledico il treno ora stranamente frettoloso e veloce.

Il cielo però, me lo godo tutto.

Il cielo sopra Genova è pieno di nuvole bianche.

Sotto le nuvole, domina il blu.

E il treno, va.

Galleria dopo galleria, paese dopo paese, casa dopo casa.

Entra in casa delle persone, passeggia sul lungomare, attraversa la montagna, si riposa nelle stazioni.

La montagna lì, a un passo il mare.

E mentre il treno va, penso che la vita è strana.

Non ti vedi per anni, poi pensi che sarebbe bastato un vagone in più o in meno, un posto di spalle al tuo, insomma, il caso gioca sempre un ruolo importante, se non fondamentale, in queste cose.

Poi pensi alle risate che hai condiviso, le storie che hai raccontato, quelle che ti sono state raccontate.

E sorridi.

Diventa bello anche perdersi, se poi ritrovarsi ha questo sapore.

Chiosa.
Il destino è talmente straordinario, che venerdì mi ha fatto incontrare questa amica persa di vista molti anni fa.
La cosa bella è che il martedì precedente ripensavo a lei, e l’ho anche cercata su un social network, quello con la F…lei però c’è solo su quello che ha nel logo, l’uccellino: quello è un social network da persone intelligenti. Come lei.
Dedicato a quelli che si sono persi. E a quelli che si sono ritrovati.
Perchè è bello ritrovarsi, anche a distanza, anche per poco.
Dedicato a Chiara, al suo amore, alle sue passioni.

 

 Ma se ghe penso* di Mario Cappello e Attilio Margutti

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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