In fuga

Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo
in un altro ti svegli e devi cominciare da zero.
[…]Sei testardo, questo è sicuro,
quindi ti puoi salvare ancora
metti tutta la forza che hainei tuoi fragili nervi.*
Su quelle salite la fatica e il sudore scivolavano via rapidamente.
Via la bandana e scatto dopo scatto arrivavi in cima, perchè solo lì, in alto, ti sentivi un grande uomo.
Poi in un giorno di giugno la salita divenne discesa e ti sorprese vulnerabile.
FInì come doveva finire: in tragedia.
Niente più salite, niente più scatti, niente più vittorie.
Un uomo solo al comando, da sempre, per sempre.
Marco Pantani, ciclista.

Un prodigio. Il nuovo Merckx. Il grande talento. Lo stile, la classe cristallina.
L’ombra sempre più lunga del doping e l’inevitabile squalifica.
Le certezze si sgretolano, la paura prende il sopravvento.
Provi a tornare in sella e ti nascondi nella pancia del gruppo di un’anonima gara provinciale dilettantistica, nemmeno fossi un ladro.
La droga e la depressione ti stanno distruggendo, la tua vita è appesa ad un filo.
Le classiche del nord il tuo Paradiso, la tua vita un inferno.
Eri un campione. Eri il predestinato.
Frank Vandenbroucke, ciclista.

Due campioni, due destini uniti nell’unica gara che non sono riusciti a vincere.
La vita.
Il ciclismo soave e crudele. Come un amore spezzato. Poesia e sangue.
La vita. La morte.

*Edoardo Bennato, Un giorno credi, dall’album I buoni e i cattivi (1974)

 

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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