La mustra* – Riflessione sul tempo che passa (e purtroppo non torna)

Per qualche vicissitudine di troppo, negli ultimi due mesi avrò portato al polso il mio orologio massimo tre o quattro giorni.

Per uno come me abituato sin da piccolo a sapere sempre che ora era, direi che si tratta di una rivoluzione copernicana. Eppure è così.

Forse perché sono circondato da apparecchi che restituiscono ore, minuti e secondi con la puntualità di un goal di Cristiano Ronaldo è così, il mio Breil regalo di diploma di mamma e papà, è diventato superfluo.

Fino a poco tempo fa era la prima cosa che indossavo al mattino e l’ultima che toglievo la sera prima di addormentarmi.

Il tempo quindi sta assumendo una valenza diversa. Soprattutto quello passato. Non è solo relatività. È ricordo.

Il presente dura lo spazio di un secondo.

Il futuro non riesco a prevederlo e mi mette anche un po’ paura.

Il passato restituisce ricordi, fotografie, musica, luoghi e anche un po’ di quella malinconia da filmetto americano sui buoni sentimenti con tanto di happy ending.

Parlare di passato l’ultimo giorno dell’anno sa molto di riassunto che ci dobbiamo sucare su giornali, tv e radio, dal momento che tutti celebrano i momenti, i personaggi e l’eventodell’anno. Poi resti lì come un cretino a decretare in un battito di ciglia se quest’anno è stato una schifezza, una meraviglia o il solito democristianno (dodici mesi sempre uguali con alti e bassi, perdonate l’ardire del neologismo).

Non mi piacciono i bilanci e le classifiche sono troppo difficili. Provate a elencare i vostri film preferiti o i vostri libri, o gli album musicali della vostra vita: fin qui tutto semplice. Ma se vi dicessi: fate una classifica in cui elencate i dieci migliori film di sempre. Sarebbe possibile individuarne alcuni, ma, per alcuni posti, sono sicuro che sareste in difficoltà.

Se dovessi dire chi è l’uomo dell’anno, direi mio figlio.

Ha imparato a camminare. E penso che sia una grande cosa. Ha compiuto un anno ed è un uomo fantastico.

Parziale, eh?

Certo, Cristiano Ronaldo ha fatto goal ogni volta che ha respirato, Mandela se ne è andato via lasciando un enorme vuoto, Berlusconi è decaduto. Di cose ne sono successe tante e ci sono stati tanti momenti da ricordare. E proprio il 24 agosto, mentre giocavo con Francesco, c’è stato il mio momento clou.

Mio figlio mi ha guardato, si è staccato dal divano ed ha mosso i suoi primi passi verso di me.

È successo, ed è già passato.

Amo il passato e continuo a guardare all’indietro.

Forse perché è pieno di persone che ho conosciuto e che continuano ad essere esempi imprescindibili.

I miei nonni, i miei zii. I miei professori, i miei maestri, la scuola. Il mio vecchio quartiere: prigioniero del suo passato. I giardini dove giocavo a pallone con i miei compagni e il mio oratorio sono luoghi che non aggregano più.

Dove sono finiti i miei compagni di scuola? Alcuni mi sono sempre stati sulle balle (come si fa ad andare d’accordo con tutti) però adesso sarei curioso di ritrovarli, di vedere cosa ci è successo.

Perché ho voglia di rivedere all’infinito i soliti film?

Credo che pagherei per rivedere ancora una volta Manhattan** o Annie Hall***, La messa è finita**** o Bianca*****, un bell’Hitchcock, un Bogart d’annata o Eastwood in qualunque veste.

Perché ogni tanto navigando in rete, dò un’occhiata ai voli per Lisbona? Perché guardo il calcio? Perché? Perché? Perché? Forse tra qualche anno, risponderò ad altri perché, anche più pressanti di questi.

Come mi vedo nel prossimo futuro? Eh, chi lo sa?

Sempre rompi coglioni, sempre polemico, sempre incazzato sulle cose che mi fanno incazzare, sempre pronto a misurarmi con me stesso, sempre in sella ad una bici, sempre pronto alla battuta, sempre su un campo di calcio o di tennis, sempre pronto ad aprire una buona bottiglia di vino, sempre pronto per una cena in compagnia.

Ecco come mi vedo.

In Manhattan, Woody Allen affidava ad un registratore le sue memorie per un libro a cui stava lavorando ed elencava i motivi per cui vale la pena vivere.

Era una classifica parziale. Un lungo elenco. Non lo so.

Credo che sia complicato stilare un elenco di motivi per cui valga la pena di vivere. Voglio provarci, voglio salutare il vecchio anno, con queste poche righe.

Date voi il giusto peso tra sciocchezze e magia, tra amore e passione, tra ragione e sentimento.

L’ordine è casuale. Un piccolo flusso di coscienza.

Se amate il passato, non capite il presente e il futuro è un buco nero in fondo al tram******, provateci.

Vi lascio la mia lista.

– i sorrisi di mio figlio

– una volée di John McEnroe

– lo sguardo di Caterina

– le crocchette di patate di mia nonna

– un gol del Toro sotto la maratona

– una birra bevuta con Enzo e Fulvio al bancone dell’Hiroshima Mon Amour (via Belfiore 22)

– le partite a pallina, sudatissimi, in via Garzigliana

– Humphrey Bogart (sempre e comunque)

– ritornare a Lisbona (sempre e comunque)

– l’attacco di Shine on your crazy diamond******* dei Pink Floyd
-Torino

*Mustra= orologio in piemontese
**Manhattan di e con Woody Allen, 1979

***Annie Hall di e con Woody Allen, 1977 (titolo italiano Io e Annie)
****La messa è finita di e con Nanni Moretti, 1985

*****Bianca di e con Nanni Moretti, 1984
******Citazione di Enzo Jannacci tratta dalla canzone Io e te dall’album Fotoricordo (1979)
*******dall’album Wish you were here (1975)

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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