La politica l’è ‘na ruba spurca

Quelli che non si sono mai occupati di politica
perchè dicono che la politica l’è una roba sporca
Enzo Jannacci, Quelli che
 
Forse hanno ragione quelli del movimento.
In fondo, la politica è una roba troppo sporca, la democrazia va bene anche liquida o un tanto al chilo, gli interpreti devono essere cittadini, non politici di professione, che quelli ci hanno rovinato e devono andare tutti a casa.
Non so perché ma continuo a non appassionarmi ai cittadini.
Riconosco loro qualche idea di base condivisibile, dove di base sta per di buon senso, ma al tempo stesso vedo troppe cose che non mi quadrano e che continuo a non capire.
Lasciamo perdere Grillo e Casaleggio, loro sono un bersaglio troppo grosso da inquadrare, un universo troppo complicato da comprendere (uno non si candida ma è il vero leader, l’altro continua a stare nell’ombra).
Resto però dell’idea che se è la rete che decreta i passi da seguire, le idee da portare avanti, beh, la rete stessa ha prodotto dei piccoli mostri che non è in grado di gestire.
Non più di due settimane fa, in radio (Radio2) a Caterpillar, una bella intervista alla cittadina Dadone.
Temi affrontati: quote rosa, donne in politica con interessante eloquio della stessa, domande mirate dei conduttori. Quand’ecco ad un tratto la classica chiosa cinquestelle.
“Dadone, ci dica in una parola, il suo primo anno di politica a Roma…come lo definirebbe?”
Risposta: “Sconvolgente. Perché pensavo che non avrebbero perpetrato certi comportamenti, proprio di fronte a noi che siamo semplici cittadini.”
sconvolgente
‹scon·vol·gèn·te›agg.
Che provoca un’evidente alterazione dell’equilibrio psichico o affettivo (una passione s.) o viva impressione e turbamento (una notizia s.).

Posto che lo sconvolgimento è mio, perché penso che se uno si sente un cittadino (modello) non dovrebbe essere sconvolto bensì entusiasta di partecipare alla vita politica del proprio paese, per cambiare lo status quo.
Invece Dadone si sconvolge e si smarca. Cioè, noi non siamo come loro, loro sono politici di professione, noi siamo cittadini: ancora una volta la dicotomia della diversità, ancora una volta la voglia di mettersi dalla parte opposta, per marcare una diversità.
Anche i Leghisti, quando entrarono in parlamento per la prima volta, parlavano negli stessi modi, negli stessi termini: salvo poi adeguarsi all’andazzo.
Del resto essere diversi vuol dire non allinearsi. Non essere copia conforme della melma con cui si divide il parlamento, salvo poi scivolare nei soliti vizietti.
 
Prendiamo il cittadino Di Battista, ad esempio. 
Quello di “Guardate questi occhi, non vi tradiranno mai. Chi guarda questi occhi, sa che non mentono.”
Quello che, pizzicato dalle telecamere di Gazebo (rai tre, tarda serata) a guardare sul suo mac partite di calcio durante le votazioni (ben sedici ore di lavoro) per l’Italicum ha fatto bene che appallottolare un po’ di carta per bloccare il meccanismo di voto ed evitare di inserire la mano ogniqualvolta ci fosse necessità di dire la propria.
Tipico atteggiamento del passato? Classico dei fagnani della prima repubblica? Un espediente degno del peggior politico?
Ma no, solo che capirete, “ho sbagliato e vi chiedo scusa. Ma capirete, sono sedici ore di lavori parlamentari…capita a tutti.”
Ma infatti Di Battista, ma che cazzo vuoi che me ne freghi se ti guardi un video, ti ascolti la musica, scrivi una mail, leggi il giornale: capita a tutti sul posto di lavoro di distrarsi e io, in particolar modo, non te ne faccio una colpa.
Solo che se spaccate il cazzo con la vecchia politica, il rispetto…bla, bla, bla…e poi? Poi ti fai beccare come uno scemo, beh, il minimo è che a Gazebo ti piglino in mezzo.
Secondo me poteva finire qua.
Invece, no. Dopo le prime scuse, Di Battista fa un video in cui si giustifica: “Stavo guardando il Foggia di Zeman. Capirete…sedici ore, bla, bla, bla…”
Allora a Gazebo controllano e del Foggia di Zeman nemmeno l’ombra: bensì gli highlights della penultima di campionato.
Allora mi chiedo: ma a che pro, dover sempre, sempre, sempre, sempre, giustificare le proprie azioni, anche ricorrendo a bugie che non raccontavamo nemmeno ai nostri genitori quando facevamo sega a scuola…
Sono puttanate di cui tendenzialmente me ne fotto, ma siccome un calciatore non si vede dalla paura che ha di sbagliare un calcio di rigore, ma dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia, allora mi chiedo se tutta questa prosopopea dell’onestà, della rettitudine, della diversità, dell’essere migliori, non sia in fondo un mero esercizio di stile.
Tra l’altro, per come sono fatto io, se Di Battista e co. restituiscono i soldi, rendicontano gli scontrini e non sprecano un cazzo, non stanno dando il buon esempio, ma stanno soltanto facendo una scelta (condivisibile, perché di buon senso) ma che di fatto, non sposta gli equilibri della politica, della vita delle persone nel loro quotidiano: Di Battista rendiconta gli scontrini, ma non è che le fabbriche non chiudono, gli imprenditori assumono e tutto, ad ogni scontrino rendicontato, sembra più bello.
Scusate la sintesi brutale ma è per rendere l’idea.
Se poi le parole dei cittadini sono offensive o peggio, stupide, allora mi chiedo dove sta la grande novità dei cittadini rispetto, chennesò, a un leghista, giusto per rimanere in tema.
Prendiamo la cittadina Castelli e le sue dichiarazioni sugli atti vandalici alla sede del Pd di via Masserano, qui a Torino.
 

Ecco, italiano a parte, la domanda è: quindi se mi spaccano un vetro dell’auto mi devo porre delle domande? 

Oppure, visto che il germe del sospetto aleggia, rigirerei la domanda alla cittadina Castelli: ma chi è che millanta colpevoli (non colpavoli, ndr)?
Oppure la Castelli vorrà mica difendere dei deficienti che vagano per la città a fare queste belle operazioni?
Del resto dato che la colpa è sempre del Pd (quanto avete ragione, sigh!), anche questa volta sarebbe ingiusto non addossare al Pd anche questa bravata.
Forse mi sono dilungato troppo.
La circoncisione non è mai stata una mia peculiarità.
Così, ieri il cittadino Tripiedi, come un qualsiasi vecchio politicante alla Razzi o alla Di Pietro, ha esordito durante un suo intervento: “Sarò breve e circonciso.”
Ecco, una gaffe è una gaffe.
Strappa un sorriso e non è indicativa di qualsivoglia capacità: tranne una.
L’eloquio. La capacità di parlare e di conoscere la propria lingua.
Quanti video, foto, articoli hanno satireggiato, sbeffeggiato, colpito la vecchia politica?
Quante volte abbiamo ascoltato interventi imbarazzanti dal punto di vista del lessico ancora prima che dei contenuti?
Quanti post sui social network: metti un mi piace se pensi che la vecchia politica debba andare a casa e sotto la didascalia le foto di uomini e donne ripresi fuori contesto appoggiati ad un banco, intenti nella lettura del giornale, colti a ridere o peggio a votare per altri…

La cifra di questo post voleva essere concentrata sulle parole, sugli atteggiamenti e su un certo modo di non intendere la politica come uno strumento necessario alla vita di un paese.
Non era la prima volta che sentivo parlare con disprezzo della politica da parte dei cittadini, come se fosse disonorevole essere un politico, fare politica, interessarsene.
Perché se è vero che la politica l’è ‘na ruba spurca, non è certo con questo modo di intenderla che genereremo la qualità di cui necessitiamo per venire fuori da questo lungo empasse.
Per inciso non credo alla bacchetta magica dei grandi comunicatori siano di Firenze, di Arcore o peggio che mai di Genova.
La speranza e la differenza la fanno le persone. 
Se è così, siamo spacciati.
 

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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