L’anno in tasca

Bilanci dell’anno che se ne va, turbamenti, preoccupazioni e previsioni di quello che sta per arrivare.

Scrivo molto meno su questo mio blog errante, il tempo libero è sempre meno e le buone abitudini, si sa, si perdono.

In poche righe, vi racconto quello di cui avrei voluto scrivere e che per pudore, per rabbia, per mancanza di voglia, di tempo, per la pioggia e per il sole, non ho scritto.
Magari l’ho pensato, magari l’ho abbozzato e poi cancellato…magari abbandonato lì nel cassetto dei progetti.

Vi avrei voluto scrivere di quanto questi tempi mi facciano schifo.
Non ne faccio una questione politico-ideologica, ma direi più sociale.
Poi per non finire sempre a parlare di tutto l’odio del mondo, per non parlare del Sig.B che a noi della sinistra, anzi, a noi del Centro-Sinistra o meglio del Centro-Centro-Sinistra, ci fa sempre tanto inquietare…non ho scritto nulla, se non qualche appunto, qualche citazione, qualche gaffes, qualche indignazione personale e privata.

Avrei voluto parlarvi della mia idiosincrasia cronica verso luoghi affollati, locali di tendenza, persone in genere, baristi che non sanno fare il loro mestiere, edicolanti incompetenti, milanesi, venditori furbi, imprenditori scorretti, evasori fiscali, maleducazione.
Inevitabilmente sarei passato per essere intollerante e troppo “tranchant” come dicono quelli che ne sanno.

Vi avrei voluto scrivere che il calcio non è uno sport difficile. Basta avere qualche idea, essere organizzati e aver voglia di correre.
Però, puntualmente, i miei “eroi”, e anche qui non mi dilungo sulla solita diatriba granata, mi deludono e allora preferisco parlare e scrivere di altro.
Mi piace scrivere che ci sono quattro o cinque squadre in Europa che giocano bene a calcio e allora le menziono: il Barcellona, l’Hoffenheim, il Bari, il Cesena e il Bordeaux.

Vi avrei voluto dire che nel periglioso mondo del lavoro esistono favole come la mia.
Gavetta, sforzi e sacrifici, molti sì e pochissimi no. Disponibilità, affidabilità e sicurezza.
Non è un’automobile giapponese. E’ il mio profilo lavorativo che non è più precario da agosto.
Avrei voluto dirvelo, ma non c’è stato il tempo.

Avrei voluto dirvi che sto pensando da tempo ad un racconto lungo, non oso dire un libro, non saprei nemmeno l’argomento, ma si sa che di questi tempi, tutti scrivono un libro anche se in effetti non hanno molto da dire.
Pertanto perchè non un libro bradipeggiante?

Avrei voluto dirvi che il cinema non è morto. Anche se alcune uscite natalizie, pre-natalizie e simili me lo fanno pensare ogni anno di questi tempi.
Avrei voluto scrivere belle recensioni sui film dell’anno come Gran Torino, Inglorious basterds, The Wrestler e altri ancora che la mia memoria in questo momento dimentica, sbagliando.

Avrei voluto parlare di quel che penso dell’amicizia.
Avrei voluto scrivervi di quanto sono triste.
Avrei voluto scrivervi di quanto sono innamorato.
Avrei voluto raccontarvi tutto questo e molto, molto altro di più.

Non faccio torto a nessuno.
Ho taciuto per 5 lunghi mesi.
Adesso riappaio per scomparire nuovamente nelle nebbie degli ultimi inutili giorni dell’anno che se ne va.

Un bradipo a scrittura alternata.
Buon anno.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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