Le notti bianche di Pachuca ovvero Cielito lindo, un bradipo in Messico – Quarta parte –

Compendio semiserio alla conoscenza della città di Pachuca e del popolo messicano.

Pretty ballad* esce lentamente dalle casse del computer mentre guardo fuori dalla finestra.
Oggi è domenica 26 giugno 2011. Dovrei essere altrove. Vorrei essere altrove.
Una telefonata lunga e calda come un abbraccio mi ha accompagnato in questa domenica messicana.
Lunga come la staffilata del portiere canadese Quillian Roberts che termina la sua corsa, dopo sessantacinque metri, alle spalle del suo colpevole collega inglese.
Succede anche questo sotto il cielo di Pachuca.
Succede tutto e il contrario di tutto sotto il cielo di Pachuca.

Le nuvole basse basse che quasi le puoi toccare e la pioggia che cade copiosa e fredda. Copiosa e fredda.
Come quella di qualche giorno fa nel centro sportivo del Club Pachuca che ha ospitato una amichevole tra il comitato organizzatore e una selezione europea (tra i quali il sottoscritto).
Giocare a calcio a 2600 metri. L’aria rarefatta. Gli scatti dosati, il respiro che si apre e un’inaspettata risposta dal proprio fisico.
I fulmini che accendono l’orizzonte e in una rara pausa di gioco, io, incredulo che guardo le montagne e lo scenario epico che si delinea davanti ai miei occhi.
Un flash rapido. Violento.

Le nuvole basse basse che quasi le puoi toccare e la pioggia che cade copiosa e fredda. Copiosa e fredda.
Come quella di ieri che ha fatto saltare per aria la corrente elettrica del tv compound, tutto, compresa quella dei generatori, con gli spettatori a casa che vedono il nero sui loro schermi a quarantadue pollici ma che non possono vedere il panico negli occhi dei tecnici, dei responsabili, del sottoscritto e del suo fido tv operator.
Bloccati. Fermi immobili. La pioggia copiosa e fredda si ferma. E subito si trasforma in sole, poi in vento, poi di nuovo in pioggia.

If I keep holding out
Will the light shine through?
Under this broken roof
It’s only rain that I feel
I’ve been wishin’ out the days
Oh oh oh
Come back**

E sogno di tornare.
Il cameriere mi porge l’ennesima Modelo especial.
E il caffè, dopo.

* Pretty ballad, Keith Jarrett dall’album Foundations: The Keith Jarrett Anthology
**Come back, Pearl Jam dall’album omonimo

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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