Piccolo breviario transalpino – Pensieri, aforismi e riflessioni diandata e ritorno


Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere.
Jean Claude Izzo

Un pastis. L’ovvia chiusura di una giornata francese.
Anisette come se piovesse. E pensare che ho iniziato a berlo grazie ad uno scrittore e ai suoi libri.
Citofonare Montale*.
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Tornare a casa e pagare la benzina due euro e 006: poi dice che uno si butta a sinistra.
Bordighera, Tamoil, A10: ladri.
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Gli amici sui quali poter contare valgono più di ogni altra cosa al mondo, se poi ti danno ottimi consigli, valgono ancora di più.
Una chiacchierata e le idee che si fanno nitide con il passare delle parole.
Tanta roba.
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Ritornare sul luogo del “delitto” un anno dopo. Un piacevole deja-vu con vista su bebè.
Piccoli che nascono senza soluzione di continuità. 
Quel terzo piano dell’ospedale neonatale per eccellenza, uno sguardo piacevole e malinconico al passato.
Un anno volato via. Un grande anno.
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Tornare a lavoro dopo due settimane di ferie e scoprire che sì, credere di più in sé stessi è necessario oltreché vitale.
Nuovi stimoli.
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Marsiglia e quella luce argentea delle sei del pomeriggio al Vieux Port.
Violenta e riflettente sulle finestre delle case e sulle barche ormeggiate.
Impagabile.
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Pensare che c’è gente al mondo che di mestiere apre frutti di mare. 
Ogni giorno, trecento chili di ostriche.
Ogni giorno per tutto l’anno. A Bouzigues, ristorante La tchepe
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Poi un giorno, ‘sti francesi, li guardi da vicino e scopri che non sono niente male.
Allora pensi che sono gli inglesi li peggio ar monno.
I tedeschi li hai visti e non sono tanto male.
Necessario rivedere le priorità di antipatia (e di futura invasione). 
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Se il comune in cui vivi, spende trecentomila euro per un autovelox e in due giorni ha guadagnato il doppio vuol dire una cosa sola: la gente se ne fotte. 
E allora pagate, coglioni. 
Torino e la metà dei proventi delle multe reinvestiti nella sicurezza stradale e nelle piste ciclabili.
Godo.
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Izzo, Truffaut, Rohmer, Leconte (il tennista), Carnè, Belmondo, Gabin, Pennac, la Deneuve e Depardieu.
Il mio pantheon francese annovera molto cinema, ma è grazie ad un italiano, un giornalista, se ammiro la Francia.
Gianni Mura e i racconti a margine del Tour.
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Vivere in un paese dove un manipolo di coglioni va in piazza a festeggiare la mancata condanna di un plurinquisito.
La loro delusione e le loro facce.
Non hanno ancora capito quello che è successo.
Ma non la scorsa settimana, intendo proprio negli ultimi vent’anni.
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Leggere Mordechai Richler è sempre un piacere. 
Divorare rapidamente il suo romanzo di formazione** è stata una piacevole prassi.
Quando leggo libri così belli e ne immagino le parole, disegnando scenografie, volti dei personaggi, luoghi, case, automobili, strade e quant’altro…beh, tutto diventa talmente bello, che la delusione per averlo finito prende il sopravvento.
Resta la voglia di leggere ancora. Tanto. E di più ancora.

*Fabio Montale è il personaggio della trilogia di J.C. Izzo. Poliziotto controcorrente.
**L’apprendistato di Duddy Kravitz. Adelphi editore

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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