Storie polacche – IIIª parte e Finale –

Guida alla conoscenza della cittadina di Bydgoszcz, del Voivodato di Cuiavia e Pomerania e della Polonia

Informazioni in ordine sparso e casuale per un eventuale viaggio di piacere a queste latitudini.

Se avete bisogno del buio assoluto per dormire sonni tranquilli, munitevi di pazienza.
Qui la luce del giorno si accende intorno alle 4-4.1o del mattino.
Se poi alloggiate al Marathon Hotel, tre stelle (cadenti) nella periferia di Bydgoszcz, dove le tapparelle non esistono e le tende sono trasparenti come una fetta di salame, allora munitevi di un congegno in grado di soddisfare le vostre necessità.
Esempio? Sacchi neri per l’immondizia da inchiodare alle finestre.

Se pensate di avere un brutto fisico. Non venite in Polonia.
Qui gli uomini e le donne sono fisicamente ben dotati.
Gli uomini soffrono di gigantismo e nella stragrande maggioranza dei casi hanno fisici allenati in palestra.
Sulle schiene di alcuni si potrebbe mangiare, ben comodi, in otto-dieci persone.
Le donne sono molto belle.
La regola è la seguente: più è bella la donna, più è grosso l’uomo a cui si accompagna.

I prezzi. Diciamo che 1 euro equivale a 3 zloty.
Con 5 zloty ci comprate una birra media.
Con 20-30 state mangiando in un locale onesto.

I taxisti soffrono della sindrome di Kubica e non mancano di fartelo capire quando sono al volante di automobili improbabili scampate agli anni del Comunismo.

La divisa ufficiale delle donne polacche è il pantaloncino polacco. Pantaloncino vita bassa, corto.
Praticamente uno slip.

Tak, vuol dire sì.

I polacchi sono talmente cattolici che all’interno dell’aeroporto di Varsavia, c’è una cappella.

Finale
Vista un’altra parte di mondo.
Il momento dei saluti è sempre difficile, ma quando la fine arriva è il momento di andare.
Inizia la fase di smontaggio.
Via i computer, via i cavi, via i monitor.
Tutto nelle casse, tutto al suo posto.
Un lavoro comodo da 4-5 ore.

Qui a Bydgoszcz piove. Diluvia mentre spostiamo tutto nel magazzino dello stadio.
Piove come mai visto prima in quindici giorni di permanenza.
Piove come poche volte il sottoscritto abbia mai avuto modo di vedere nella sua vita.
I lampi illuminano a giorno il buio pesto dello stadio Zawisza.
E’ finito tutto. Ma tutto è in ordine.

Finale con tristezzaLa festa finale è ormai agli scoccioli.
Una birra e qualcosa da masticare sono il mio ultimo obiettivo.
Il centro di Bydgoszcz non offre nulla.
Tutto chiuso. E’ domenica.
La gente esce dai pub a gruppi di due o tre persone.
Le insegne si spengono.
Piove sempre a dirotto.
Stary Rynek, con il suo monumento ai caduti del Fascismo e con il palco per le manifestazioni musicali estive, è deserta.
Ricordiamo i momenti di divertimento mentre ci servono il peggior kebab di sempre, in uno dei posti più smarciulenti in cui abbia mai mangiato. Pizzeria Capri.
Che modo triste di chiudere e salutare Bydgoszcz.
E piove sempre di più.
Si tirano le somme e la frase conclusiva, ingrata ma piuttosto realista, è la seguente: “Bydgoszcz? Un postaccio.”
Addio.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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