Twenty seconds to Bars – viaggio alla scoperta di mondi paralleli, dove non si conoscono forme di vita diverse dall’alcol
Il quadrilatero della morte (del caffè e del bar in generale)
Il barista, nell’unica volta in cui ci sono entrato, ci ha messo un po’ a capire che volevamo sei caffè.
Ed eravamo in sei.
Una maglietta in edizione tarocco della nazionale italiana campeggia su un mobile antico.
Ma che dico antico. Vecchio.
Spesso si crea una doppia fila di automobili, diciamo così, creativa.
Ad una cinquantina di metri dal Bar A. (con il quale c’è una aspra rivalità, puramente intellettuale) è ritrovo di molti avventori amanti dello sport e del calcio in particolare.
Fino a tarda sera i clienti si avvicendano senza soluzione di continuità e senza soluzione di san Simone.
La sua doppia fila di auto e camioncini è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
Il biliardo e le slot machine danno quel tocco di classe che pochi bar, solo i migliori, possono vantare.
Paolo, un caro amico, che ha la fortuna di abitarci sopra, dice che riesce a capire i risultati delle partite stando comodamente sdraiato sul suo divano senza bisogno di accendere radio o peggio tv.
In via M. separati anch’essi da un sottile strato di terra e di asfalto, due locali storici di zona San Paolo.
Il Bar G. e il Bar del T.
Locali di una raffinatezza eccezionale, straordinariamente diversi l’uno dall’altro.
Il primo è gestito da anni da un trio consolidato.
La T., il barista e il grassoccio occhialuto.
Le dinamiche del bar si riassumono in una parola sola: gioia.
Chiunque entri dalla porta è chiamato con questo appellativo tipicamente piemontese, gioia appunto.
Il profumo dell’alcol e dei cocktail fatti in casa aleggia nei locali asettici del bar.
Il bicchiere invece, sempre mezzo pieno, sta comodamente a disposizione del barista che, tra un cappuccino e un caffè macchiato, non disdegna il cicchetto in solitaria.
Il Bar del T. è colpito da una maledizione.
Chi ci lavora, nonostante tutto l’entusiasmo possibile ed immaginabile, viene colto da fancazzismo acuto e da ritrosia al lavoro.
Gestito a più riprese da gruppi di persone, giovani e meno giovani, non riesce mai a decollare, nonostante la sua fortunata posizione.
Orari di apertura e di chiusura variano a seconda delle stagioni.
Lavori di ristrutturazione previsti per l’agosto duemilatredici sono stati bloccati dalla Sovraintendenza alle Belle Arti.
Generalmente impossibile avere un panino prima delle ore dodici, difficilmente si potrà gustare una brioche dopo le nove e quarantacinque.
Famose le insalate di plastica e il frigo dei gelati praticamente inchiodato.
Cortesia, raffinatezza e gentilezza sono il vero traino del locale.