Twenty seconds to Bars – viaggio alla scoperta di mondi paralleli, dove non si conoscono forme di vita diverse dall’alcol

Zona San Paolo.
Quartiere storico di Torino.
Era scritto da qualche parte che zona San Paolo fosse nel mio destino.
Papà ci ha lavorato per oltre trent’anni.
La scuola che avrei dovuto frequentare dopo il fallimento liceale è a due isolati dal mio ufficio: fortunatamente quell’anno non ci furono iscrizioni sufficienti e così diventai Perito Fotografo all’Itis Bodoni di Via Ponchielli.
Ma questa è un’altra storia.
Il Parco Ruffini e le domeniche al Palazzo.
Una fidanzatina che abitava in corso Racconigi a due passi da quello che è il mio ufficio attuale.
E poi il lavoro. Nel cuore di zona San Paolo.
Insomma tanti ricordi quasi tutti belli, legati ad una zona popolare che, in parte, sento mia.
Mi rendo conto che il suo essere “popolare” ha un prezzo.
Quando dico popolare intendo di appartenenza al popolo, non intendo modaiolo in stile San Salvario, per capirci.
Questa particolarità si esterna in una tipologia merceologica che racchiude il suo essere: i bar.
Se pensate ad un normalissimo bar dove poter degustare un ottimo caffè, beh, cambiate zona.
Se pensate ad un normalissimo bar dove poter incontrare gente per socializzare, beh, cambiate zona.
Se pensate ad un normalissimo bar, beh, cambiate zona.

Il quadrilatero della morte (del caffè e del bar in generale)

In via B. vi attende il frequentato (quando è aperto) Bar A. Locale lussuoso e un po’ naif, frequentato dalla rive gauche intellettuale di Zona San Paolo.
Le donne sono ricercate. E gli uomini pure.
Il barista, nell’unica volta in cui ci sono entrato, ci ha messo un po’ a capire che volevamo sei caffè.
Ed eravamo in sei.
Una maglietta in edizione tarocco della nazionale italiana campeggia su un mobile antico.
Ma che dico antico. Vecchio.
Molto spesso, sul marciapiede antistante, gli avventori si lanciano in disquisizioni filosofiche sulla vita e la morte. Il tutto mentre lo scooter di uno di essi, sgasa per mostrare come la nuova marmitta sia funzionante.
Spesso si crea una doppia fila di automobili, diciamo così, creativa.
In via R. il frequentatissimo Bar R. ospita la cosidetta rive droite di Zona San Paolo.
Ad una cinquantina di metri dal Bar A. (con il quale c’è una aspra rivalità, puramente intellettuale) è ritrovo di molti avventori amanti dello sport e del calcio in particolare.
Fino a tarda sera i clienti si avvicendano senza soluzione di continuità e senza soluzione di san Simone.
La sua doppia fila di auto e camioncini è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
Il biliardo e le slot machine danno quel tocco di classe che pochi bar, solo i migliori, possono vantare.
Paolo, un caro amico, che ha la fortuna di abitarci sopra, dice che riesce a capire i risultati delle partite stando comodamente sdraiato sul suo divano senza bisogno di accendere radio o peggio tv.

In via M. separati anch’essi da un sottile strato di terra e di asfalto, due locali storici di zona San Paolo.
Il Bar G. e il Bar del T.
Locali di una raffinatezza eccezionale, straordinariamente diversi l’uno dall’altro.
Il primo è gestito da anni da un trio consolidato.
La T., il barista e il grassoccio occhialuto.
Le dinamiche del bar si riassumono in una parola sola: gioia.
Chiunque entri dalla porta è chiamato con questo appellativo tipicamente piemontese, gioia appunto.
Il profumo dell’alcol e dei cocktail fatti in casa aleggia nei locali asettici del bar.
Il bicchiere invece, sempre mezzo pieno, sta comodamente a disposizione del barista che, tra un cappuccino e un caffè macchiato, non disdegna il cicchetto in solitaria.

Il Bar del T. è colpito da una maledizione.
Chi ci lavora, nonostante tutto l’entusiasmo possibile ed immaginabile, viene colto da fancazzismo acuto e da ritrosia al lavoro.
Gestito a più riprese da gruppi di persone, giovani e meno giovani, non riesce mai a decollare, nonostante la sua fortunata posizione.
Orari di apertura e di chiusura variano a seconda delle stagioni.
Lavori di ristrutturazione previsti per l’agosto duemilatredici sono stati bloccati dalla Sovraintendenza alle Belle Arti.
Generalmente impossibile avere un panino prima delle ore dodici, difficilmente si potrà gustare una brioche dopo le nove e quarantacinque.
Famose le insalate di plastica e il frigo dei gelati praticamente inchiodato.
Cortesia, raffinatezza e gentilezza sono il vero traino del locale.

“Hai sete? Minchia, ti faccio assaggiare una cosa che la maggior parte dei clienti dice che gli fa schifo. C’ho il frigo pieno che non riesco a venderle.”

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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