Lo zibaldone della domenica – ovvero pensieri in libertà nell’ultima domenica di gennaio

 

E’ domenica mattina. 

Nella mia televisione, ci sono due tennisti che si tirano delle clavate allucinanti da fondo campo. Da Melbourne, Australian Open, va in onda una delle finali più anonime della storia del tennis.
Quello che vince (e lo fa per la terza volta consecutiva) mi è simpatico come Ignazio La Russa.

Quello che perde ha la consistenza di uno stracchino molle che in Romagna chiamano squacquerone: è lui, da ieri, il perdente di successo che riempirà gli almanacchi di questo periodo tennistico.

Nel pomeriggio del giorno della Memoria poi c’è uno che crede che sia molto intelligente parlare bene di Mussolini.

Non che sia molto intelligente parlarne bene, in generale, ma il fatto che si spendano parole proprio in quel giorno, è indice di scarso tatto, scarsa intelligenza e scarsa conoscenza storica.

Come diceva Il Principe De Gregori in una sua famosa canzone, Mussolini ha scritto anche poesie: i poeti che brutte creature…ogni volta che parlano è una truffa.
Poi, siccome partorire certe stronzate deve essere faticoso, quello che fa?
Si fa una bella pennichella durante il discorso di commemorazione della Shoah.

La sera trascorre tranquilla.
Una bella serata tra amici. Una bella casa calda, accogliente e ben arredata.

Un divano gigante. Un grande tappeto. Una tavola imbandita.
Casa partenopea, tropicalmente calda.

Poi, d’un tratto, la serata diventa meno tranquilla.

Il Toro domina a Milano. Non ci sembra vero.
Anni a sperare di vederli giocare così. Non dico vincere. Ma almeno vederli giocare a calcio.
I giornalisti parlano solo della serataccia dell’Inter.
L’uomo partita è il meno peggio dell’Inter.

Torno a casa sereno.

Pensierino della notte.

L’Italia è un paese talmente in crisi, che anche i delinquenti che scappano sono di basso lignaggio.

La settimana scorsa, la fuga di Corona ha invaso giornali e tv.
Volevo scrivere un post, ma poi ho pensato che fosse veramente troppo.
Quindi vi lascio con uno stralcio di un post che non vedrà mai la luce.


C’è un bellissimo film di Delmer Daves che è forse uno dei miei preferiti in assoluto: si intitola Dark Passage (tradotto malamente in italiano con il titolo La fuga).
C’è, ovviamente, Bogart. O meglio per circa tre quarti di film, non c’è Bogart.
Evaso (per un delitto non commesso), il povero Bogart è costretto ad una plastica facciale per sfuggire alla polizia: il film, in parte girato in soggettiva e senza Bogart nell’inquadratura, crea un senso di spaesamento e di incertezza in un pubblico che negli anni Cinquanta era portato ad avere elementi razionali sicuri, compresa l’individuazione tra bene e male, tanto per dirne una.[…] 
 
[…] Corona non è il delinquente buono che nell’immaginario collettivo dei nostri nonni poteva avere il volto di Amedeo Nazzari nei panni de Il bandito di Lattuada.
Non è nemmeno il delinquente con il sorriso malizioso di Paul Newman e Robert Redford ne La Stangata.
E’ un delinquente talmente maledetto da dire: “Querelo ogni persona che si permette di dire che, al momento dell’arresto, ho pianto.”.
Un vero duro (!!) che, mentre le folle adoranti lo incitano a non mollare sui social network, prende una Cinquecento e arriva in Portogallo dopo quattro giorni di latitanza.
Cioè, mi fai il pippone con Scarface e Il padrino, hai l’aria da duro che i boss mafiosi presenti nel carcere di Potenza dicono di rispettare e poi che fai? Scappi su una Cinquecento e dove vai? In Portogallo?
Più che una fuga all’americana, direi una fuga all’amatriciana[…]

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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