Un mite inverno sudafricano. Ke Nako.* – 1ª parte –

Compendio semiserio alla conoscenza della città di Johannesburg e del popolo sudafricano.

Sia chiaro. Anche in Africa esiste l’inverno e si dà il caso che qui ai 1753 metri sul livello del mare nella ridente Johannesburg, meglio Jo’burg o meglio ancora Jozi, l’inverno stia bussando in maniera tiepida alle porte dell’emisfero australe.
Durante il giorno un caldo sole mantiene la temperatura sui 20 gradi, mentre la sera il termometro scende pericolosamente danzando sui 6-7 gradi.

Vi scrivo dal quindicesimo piano del Parktonian Hotel mentre una serie di sirene della polizia attraversa la notte buia e le strade del pericolosissimo quartiere di Braamfontein restano desolatamente vuote. La zona è considerata high risk area ed è assolutamente sconsigliato camminare da soli, sia di giorno che di notte.
I nostri spostamenti sono garantiti da pullmini che ci recuperano nel piazzale antistante l’albergo e ci lasciano all’IBC: come i peggiori detenuti, la nostra vita ha delle scadenze e delle innocenti evasioni dalla realtà.
Infatti, dal nostro albergo possiamo recarci (sempre accompagnati in minibus) in zone considerate sicure: Sandton, Melville, Rosebank, dove possiamo trovare ristoranti, centri commerciali e credere almeno per un attimo che qui la vita sia normale come nel resto del mondo.

Questo è un paese completamente all’opposto. In tutto. Dall’acqua che gira al contrario (rispetto all’emisfero boreale) negli scarichi dei lavandini, fino alla straordinaria cordialità e nella grande umiltà che i sudafricani dimostrano.
Siete mai stati accolti, chessoio in un ristorante, da un sorridente cameriere che vi dice: “Ehi, ciao! Come stai?”. Entrate nei vostri uffici, accolti dal custode dello stabile che vi chiede come state? Alla gente qui importa, e anche parecchio, a quanto pare.
Sono talmente poco abituato che resto di sale ogni volta e puntualmente faccio una pessima figura.

Nonostante le condizioni sociali difficili, questo paese e questa gente sanno la grande opportunità che hanno davanti al resto del mondo: possono dimostrare che pur con alcune inadeguatezze si può far fronte a tutto con poche semplici parole.

Ehi, ciao, come stai?

*Ke Nako = (si legge Ki Nako) In lingua Zulu, traduzione “E’arrivato il momento”. La lingua Sutu è una delle 11 lingue ufficiali del Sud Africa. Ke Nako è uno dei motti del Mondiale.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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3 Risposte

  1. giacomo ha detto:

    Quindi davvero l’acqua gira al rovescio? Beh questo vale il viaggio.
    Magari chiedi anche al tuo vicino.

    Per quanto riguarda la sicurezza: fa impressione da quante parti del mondo si senta di situazioni simili.

  2. Gigi ha detto:

    Della faccenda dell’acqua che gira al rovescio avevo avuto notizia tramite un cartone dei Simpson!!! In ogni modo stai vivendo un’esperienza fortissima che ti segnera’ parecchio, gia’ io attraverso le tue parole sono molto colpito dalle situazioni che hai descritto. Spero che questo evento fili via nel miglior modo possibile e che possa rappresentare il primo step di un nuovo positivo corso per Mama Africa!

  3. Anonymous ha detto:

    L’acqua che gira il contrario fu un argomento di discussione per una intera serata durante il mio viaggio in Madagascar.
    Qno parlò della diversa direzione della forza di gravità e fu così che uno disse che allora dovevamo essere attaccati al soffitto anzichè al pavimento!!!!