Voglio essere l’Udinese

Al Turin l’è tant fortunà che s’as buteissa a fè ed capei, j’omo a nasserio tuti senza testa.*
Cit.
 
Premessa.
Tutto ciò è frutto di una notte insonne, con un intervallo onirico.
Sono in piazza, bandiera e sciarpa. Sono ubriaco. Sto festeggiando l’acquisto, da parte della mia squadra di calcio, di un bomber uzbeko che due anni fa segnò 34 goal in 34 partite nel campionato australiano di serie B.

33 anni, stempiato, con un po’ di pancetta, operazione low cost.
Mi sono svegliato stamattina con questo incubo: anche stavolta abbiamo preso il bollito. 
Però a parametro zero.
A questo tremendo e funesto presagio, si deve aggiungere che quanto segue è lo sfogo del momento dettato dalla delusione per la dipartita del Capitano della mia squadra del cuore.
Allora, consentitemi una richiesta.
Se siete granata, fatevi una risata e prendete quanto di buono c’è.
Non è una cosa seria.
È molto di più.
Se siete gobbi e/o simili, sono cose che non vi riguardano, ma se vi va leggetele, anche se ho sempre il sospetto che siate sintonizzati su un altro sport in un altro mondo: buon per voi, ma non fa per me.
Buona lettura.

Voglio tifare per una società di calcio, in cui ci siano giocatori legati alla maglia.
Voglio tifare per una società organizzata, che valorizza i suoi giocatori, che spende poco e ottiene buoni risultati.
Voglio essere orgoglioso della mia squadra non solo perchè vince, ma anche perchè è un esempio.
Non mi importa vincere scudetti o coppe, lo so cosa è il calcio (soprattutto in Italia), ma il Toro, perdonate la banalità, è molto di più di una squadra di calcio.

Almeno per me.
Voglio tifare per una squadra i cui tifosi sostengano tutti i giocatori e abbiano pazienza a fronte di risultati negativi e investimenti a lungo termine.
Voglio tifare per una squadra che propone bel gioco, non sulla carta o nelle idee, ma nei fatti.
Voglio andare allo stadio per divertirmi, che non vuol dire solo, vincere, vincere, vincere.
Voglio essere orgoglioso dei miei giocatori: fosse anche solo per un tackle vincente.
Adesso sono orgoglioso solo dei miei colori.
Anzi, della maglia.
E nemmeno di tutte, perchè la terza è una roba che non è da Toro.
Il marketing deve avere un senso. Ma che senso ha quella terza maglia azzurro elettrica?
Cosa c’entra con il Toro?

Vorrei rivivere qualche bel momento, che non vuol continuare a festeggiare promozioni, o sfilare per le vie della città per ricordare agli altri che non siamo una tribù in via d’estinzione.
Vorrei che il capitano della mia squadra fosse di esempio per tutti gli altri giocatori e vorrei che la società stessa, capisse che il Capitano, non è un giocatore qualunque.
Chi legge a Superga e chi porta la fascia, non è uno qualunque.

Insomma, per un momento o magari per un periodo, vorrei essere l’Udinese o il Catania.
Non perchè invidi le tifoserie friulane o siciliane.
Ma semplicemente perchè dietro a quei bei campionati, c’è la programmazione: il frutto di un’idea.
Come era un tempo per il Toro.
Si facevano crescere i giovani, si lanciavano in prima squadra e si faceva il solito campionato da rompiscatole, tra i primi, con sgambetti e scherzetti alle grandi…e quando capitava che le grandi eravamo noi, si poteva godere.

Ecco perchè vorrei essere l’Udinese, magari con lo stadio sempre pieno e il colore granata in bella vista.

Non chiedo miracoli, Lionel Messi o Cristiano Ronaldo.
Chiedo un’idea, nemmeno vincente.
Ma convincente.
Caro Toro, lo sai che ti seguirei ovunque.
Anche se tu fossi, per un periodo, l’Udinese.
Preferisco pensare che prima o poi, un giorno o l’altro, tornerai Toro e non questo ectoplasma ambulante che ci tocca sorbirci.
Chi ha memoria, ha un futuro.
*Il Torino è così fortunato che se si mettesse a fare cappelli gli uomini nascerebbero tutti senza testa. 

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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