Everything is verboten – vers. 2.0 – parte II

Bressanone/Brixen (Sud Tirolo)

Jump, jump…uh, uh… Run, run…uh, uh, uh…*

11 luglio 2009

E venne il giorno in cui ascoltammo l’inno italiano. Merito della Sig.rina Alessia Trost, saltatrice in alto, 188 cm, di Pordenone che, ieri, ha vinto con merito la medaglia d’oro ai Mondiali youth di atletica.
Davanti ad un freddo pubblico di casa, l’inno di Mameli risuona nel piccolo stadiolo di Bressanone.
Momento difficile da dimenticare, mentre Franco Arese che la premia, trattiene le lacrime e la accarezza come si fa con una figlia o con una nipote.
Lei con la sua medaglia al collo è la ciliegina sulla torta di questa manifestazione. Il movimento azzurro ottiene qualche risultato (Galbieri bronzo nei 100mt “uomini” e Leon bronzo nei 400hs “uomini) e in questo modo mitiga le tante, troppe, delusioni.
Se si dovesse stilare il podio degli atleti che non voglio dimenticare Alessia Trost vincerebbe l’oro. Un po’ perché è italiana, un po’ perché la sua vittoria ha il sapore dell’impresa.
L’argento è regale. E il motivo è semplice. Chi vince è un thailandese, di schiatta nobile ma di grande umiltà e classe. Domina nel lungo e sfiora la doppietta con un argento nel triplo.
Il nome? Supanara Suksawasti Na Ayutaya (ma comunemente chiamato con il nickname di S.N.A. Supanara, discendente di re Rama IV. Il suo marchio di fabbrica un sorriso contagioso.
Il bronzo va invece al vincitore dei 400mt maschili. Il grenadiano Kirani James domina la gara con il piglio di chi sa il fatto suo. La tradizione americana e le ambizioni inglesi vanno a farsi benedire davanti allo strapotere del giovanotto caraibico: 45.24 e record dei campionati.
Il mondo continua a marciare, correre, saltare e lanciare. E io continuo ad emozionarmi.
Bene così.

*Ritornello dell’inno dei Mondiali Youth di atletica, Sud Tirolo 2009.

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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