Bairro de Vanquilha_2a parte

(Segue dalla 1a parte)

Uscito dal bar, Rui attraversò il Bairro, in direzione di Praça da Vitoria.
Camminò per la Rua Vanquilha accompagnato dal vento caldo di quell’inverno stranamente mite.
Camminava e pensava.
Problemi economici, un lavoro da schiavo come se non bastasse con una paga da fame.

I rumori del vicino mercato di Santa Julia lo distolsero dai suoi pensieri.
Alcuni vecchi stazionavano sul sagrato della Chiesa di Santa Julia: qualcuno seduto sulle panchine, qualche altro in piedi, scambiavano impressioni su quel giocatore di calcio e sugli acciacchi dell’età, sul figlio ingrato che non li andava più a trovare e sulla signora Teresa, la sarta, giovane e bella e sulle sue forme generose.
Di fronte alla Chiesa, il caffé di José Peixoto, ritrovo di ricettatori, giocatori d’azzardo e prostitute dai larghi fianchi.
Gli avventori trascorrevano la maggior parte della giornata tra bicchieri di vino e sigarette.
Chi passava davanti al bar, e di riflesso davanti alla chiesa, aveva l’abitudine di farsi il segno della croce: nessuno ha mai capito se per rispetto e devozione verso Gesù o per timore dei loschi figuri che frequentavano il malfamato locale.

José, il proprietario, era un vero delinquente: in chiesa la domenica ad ascoltare il sermone di Don Antonio e durante la settimana al bar, dietro la cassa, a gestire i suoi affari, più o meno leciti.
Dietro il bancone, un cartello: José non fa credito a nessuno.
José aiutava solo chi perdeva al gioco.
Li aiutava a modo suo e prestava soldi solo a quelli da cui era sicuro di recuperarli.
“Stai tranquillo, Manoel! Per pagare e morire c’è sempre tempo. Con un piccolo interesse, certamente. Manoel, non è usura! E’ misericordia. Se non potrai tu, ci penserà tuo fratello!” oppure “Felipe, hai tutto il tempo, non ti preoccupare. Altrimenti ci penseranno i tuoi figli. In fondo l’officina funziona bene!”
Così, alla domenica, José non faceva mancare il suo obolo nel cestino dell’offertorio.

Rui lavorava per José: guidava il furgone delle consegne, caricava e scaricava la merce nel retro del locale.
Un giorno, Josè gli disse: “Prendi questo pacco e portalo a casa di João Coelho”.
Non sapeva cosa contenesse quel pacchetto, ma allo stesso tempo sentiva che quella consegna non gli avrebbe portato molta fortuna.

I tirapiedi di João Coelho, due cagnacci dal grugno ruvido e segnato da mille zuffe, lo attesero sull’uscio del palazzaccio Do Fumo.
L’inconfondibile voce roca di João risuonò dietro le tende della sala: “Hai portato la merce?”
Rui annuì. Porse il pacco e ricevette in cambio un pugno.
Cadde a terra senza fiatare.
João Coelho aprì il pacco, lo scagliò a terra e imprecò.
Poi andò verso Rui e con voce melliflua, disse: “Ma tu credi che sia facile mettere nel sacco un tipo come me?”

Acacio, uno dei due tirapiedi, aggiunse: “Al mio capo non la fai!” – Con il tono di chi cerca negli altri conferma delle proprie parole. –
Era stato un brillante ciclista, Acacio il tonto. Caduto in disgrazia, dopo qualche trionfo, finì sul lastrico, abbandonato da moglie, figli e amici.
Acacio un bel giorno morirà, pensò tra sé e sé Rui, e a piangerlo sulla sua tomba non ci sarà nessuno.
Agostinho, l’altro bestione, lo guardava in cagnesco.

João aggiunse: “Un uccellino mi ha detto che il contenuto del pacchetto sarebbe stato un bluff. E, devo dire che non ha sbagliato. Poi mi ha detto che ti sei tenuto i gioielli buoni, che hai fregato il tuo padrone e soprattutto provi a fregare me! Questo schifo lo puoi trovare nei negozi di bigiotteria della Rua Pequena! Voglio i gioielli. Quelli della rapina. Agostinho! Acacio! Buttate fuori questo pezzente! E tu, merda, riportami la merce buona, altrimenti faccio sapere al tuo padrone che hai provato a fregarlo.”
I due scagnozzi non se lo fecero ripetere due volte e lo buttarono fuori con forza.

Rui non perse tempo a spiegare che non era stato lui: João Coelho e i suoi angeli custodi non gli avrebbero creduto.
Lo avrebbero picchiato a sangue o magari per non perdere tempo gli avrebbero piazzato in testa una pallottola.

Rui capì che Josè Peixoto lo voleva incastrare.
Sicuramente lui aveva i gioielli e non voleva dividere il bottino con il suo amico João Coelho.
Per il momento Coelho non gli faceva paura: avesse voluto lo avrebbe già ammazzato.
Coelho non sapeva e non doveva sapere che i gioielli erano in mano a Peixoto.
Le cose diventavano difficili per Rui.
Camminò nel vento caldo di un inverno mite raccogliendo pensieri.
Ignaro del fatto che quelli, forse, erano gli ultimi della sua vita.

Fine Seconda parte -continua-
Foto de Il Bradipo errante, Lisboa, Alfama

 

ilbradipoerrante

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e il cappotto di Bogart. Ché non si sa mai.

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1 Risposta

  1. Keyser Soze ha detto:

    Ma guarda Agostinho e Acacio che fanno i gregari. Due duri hard-boiled bravi ad infliggere colpi? Di pedale!